Adriano in Siria, Parigi, Quillau, 1755, II

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
  Galleria negli appartamenti d’Adriano corrispondente a diversi gabinetti.
 
 EMIRENA ed AQUILIO
 
 AQUILIO
 Chi protegger Farnaspe
 può mai meglio di te? Del cor d'Augusto
445tu reggi i moti a tuo talento. Ogn'altra
 miglior uso farebbe
 dell'amor d'un monarca.
 EMIRENA
                                               A me non giova,
 perché non l'amo.
 AQUILIO
                                    È necessario amarlo,
 perch'ei lo creda?
 EMIRENA
                                   E ho da mentir?
 AQUILIO
                                                                   Né pure.
450È la menzogna ormai
 grossolano artificio e mal sicuro.
 La destrezza più scaltra è oprar di modo
 ch'altri sé stesso inganni. Un tuo sospiro
 interrotto con arte, un tronco accento
455ch'abbia sensi diversi, un dolce sguardo
 che sembri a tuo malgrado
 nel suo furto sorpreso, un moto, un riso,
 un silenzio, un rossor quel che non dici
 farà capir. Son facili gli amanti
460a lusingarsi. Ei giurerà che l'ami;
 e tu quando vorrai
 sempre gli potrai dir: «Nol dissi mai».
 EMIRENA
 Non so dove s'apprenda
 tal arte a porre in uso.
 AQUILIO
                                           Eh che purtroppo
465voi nascete maestre. Aver sul ciglio
 lagrime ubbidienti, aver sul labbro
 un riso che non passi
 a' confini del sen, quando vi piace
 impallidirvi ed arrossir nel viso,
470invidiabili sono
 privilegi del sesso; in dono a voi
 gli ha dati il cielo e costan tanto a noi.
 EMIRENA
 Tu che in corte invecchiasti
 non dovresti invidiarne. Io giurerei
475che fra' pochi non sei tenaci ancora
 dell'antica onestà. Quando bisogna
 saprai sereno in volto
 vezzeggiare un nemico, acciò vi cada
 aprirgli innanzi il precipizio e poi
480piangerne la caduta, offrirti a tutti
 e non esser che tuo, di false lodi
 vestir le accuse ed aggravar le colpe
 nel farne la difesa, ognor dal trono
 i buoni allontanar, d'ogni castigo
485lasciar l'odio allo scettro e d'ogni dono
 il merito usurpar, tener nascosto
 sotto un zelo apparente un empio fine,
 né fabricar che su l'altrui ruine.
 AQUILIO
 Far volesti Emirena
490le vendette del sesso. Io non credei
 di pungerti così. De' detti tuoi
 non mi querelo; anzi a parlar sincero
 credo ch'io dissi e tu dicesti il vero.
 Consigliarti pretesi.
 EMIRENA
495Aiuto e non consiglio io ti richiesi.
 AQUILIO
 Ed io sempre ho creduto
 che un salubre consiglio è grande aiuto.
 Credimi principessa...
 Addio. Gente s'appressa.
500Adriano sarà che s'avvicina. (Parte)
 
 SCENA II
 
 SABINA ed EMIRENA
 
 SABINA
 (Stelle! È qui la rival!)
 EMIRENA
                                            (Numi! È Sabina!)
 SABINA
 Veramente tu sei
 più di quel che credei
 ufficiosa e attenta. Estinto appena
505è l'incendio notturno e già ti trovo
 nelle stanze d'Augusto.
 EMIRENA
                                            Oh dio Sabina!
 Che ingiustizia è la tua! L'amor d'Augusto
 non è mia colpa; è pena mia. M'affanno
 di Farnaspe al periglio; ecco qual cura
510mi guida a queste soglie. Ho da vederlo
 perir così senza parlarne? Alfine
 Farnaspe è l'idol mio. Gli diedi il core;
 e ha remoti principi il nostro amore.
 SABINA
 Parli da senno o fingi?
 EMIRENA
                                            Io fingerei
515se così non parlassi.
 SABINA
                                       E non t'avvedi
 che parlando per lui Cesare irriti?
 EMIRENA
 Ma non trovo altra via.
 SABINA
                                            Quando tu voglia,
 una miglior ve n'è. Da questa reggia
 fuggi col tuo Farnaspe. È suo custode
520Lentulo il duce; a' miei maggiori ei deve
 quantunque egli è. Se ne rammenta e posso
 promettermi da lui d'un grato core
 anche prove più grandi.
 EMIRENA
                                              Ah se potesse
 riuscire il pensier.
 SABINA
                                     Vanne. È sicuro.
525A partir ti prepara. Al maggior fonte
 de' cesarei giardini
 col tuo sposo verrò. Colà m'attendi
 prima che ascenda a mezzo corso il sole.
 EMIRENA
 Ma verrai? Del destino
530son tanto usata a tollerar lo sdegno...
 SABINA
 Ecco la destra mia. Prendila in pegno.
 EMIRENA
 Ah che a sì gran contento
 è quest'anima angusta!
 Oh me felice! Oh generosa Augusta!
 
535   Per te d'eterni allori
 germogli il suol romano;
 de' numi il mondo adori
 il più bel dono in te.
 
    E quell'augusta mano,
540che porgermi non sdegni,
 regga il destin de' regni,
 la libertà de' re. (Parte)
 
 SCENA III
 
 SABINA, poi ADRIANO, indi AQUILIO
 
 SABINA
 Chi sa? Quando lontana
 Emirena sarà, forse ritorno
545farà 'l mio sposo al primo amor. Non dura
 senz'esca il fuoco; e inaridisce il fiume
 separato dal fonte onde partissi.
 ADRIANO
 Emirena mio ben... (Numi che dissi!) (Vuol partire)
 SABINA
 Perché fuggi Adriano? Un sol momento
550non mi niegar la tua presenza; e poi
 torna al tuo ben se vuoi.
 ADRIANO
                                              Come! Supponi...
 Qual è dunque il mio bene?
 SABINA
                                                     Ah non celarmi
 quell'onesto rossor. Tu non sai quanto
 grato mi sia. Non arrossisce in volto
555chi non vede il suo fallo. E chi lo vede
 è vicino all'emenda.
 ADRIANO
                                       Oh dio!
 SABINA
                                                        Sospiri!
 Lascia me sospirar. Numi del cielo,
 chi creduto l'avria! L'onor di Roma,
 l'esempio degli eroi, la mia speranza,
560Adriano incostante!
 È possibile? È ver? Chi ti sedusse?
 Parla. Di'. Come fu?
 ADRIANO
                                        Che vuoi ch'io dica,
 se tutto mi confonde? Ah lascia queste
 moderate querele;
565dimmi pure infedele,
 chiamami traditor, sfogati. Io veggo
 ch'hai ragion d'insultarmi. I merti tuoi,
 gli scambievoli affetti,
 le cento volte e cento
570replicate promesse io mi rammento.
 Ma che pro? Non son mio. Conosco, ammiro
 la tua virtù, la tua bellezza e pure...
 sol ch'io vegga... Ah Sabina odio me stesso
 per l'ingiustizia mia. So ch'è dovuta
575una vendetta a te. Vuoi la mia morte?
 Svenami. È giusto. Io non m'oppongo. Aspiri
 a svellermi dal crin l'augusto alloro?
 Lo depongo in tua man. Saria felice
 suddito a sì gran donna il mondo intero.
 SABINA
580Ah domando il tuo core e non l'impero.
 ADRIANO
 Era tuo questo cor. S'io lo difesi,
 se a te volli serbarlo
 il ciel lo sa. Ne chiamo
 tutti, o Sabina, in testimonio i numi.
585Le bellezze dell'Asia
 eran vili per me. Freddo ogni sguardo
 a paragon de' tuoi
 lunga stagion credei che fosse.
 SABINA
                                                         E poi?
 ADRIANO
 E poi... Non so. Di mia virtù sicuro
590trascurai le difese
 ed amor mi sorprese. Era nel campo,
 pieno d'una vittoria
 e caldo ancor de' bellicosi sdegni,
 quando condotta innanzi
595mi fu Emirena. Ad un diverso affetto
 è facile il passaggio,
 quando è l'alma in tumulto. Io la mirai
 carica di catene
 domandarmi pietà, bagnar di pianto
600questa man che stringea, fissarmi in volto
 le supplici pupille
 in atto così dolce... Ah se in quell'atto
 rimirata l'avesse a me vicina,
 parrei degno di scusa anche a Sabina.
 SABINA
605Ah questo è troppo. Abbandonar mi vuoi;
 hai coraggio di dirlo; in faccia mia
 ostenti la beltà che mi contrasta
 del tuo core il possesso e non ti basta?
 Pretenderesti ancora
610per non vederti afflitto
 ch'io facessi la scusa al tuo delitto?
 E dove mai s'intese
 tirannia più crudele? Il premio è questo
 che ho da te meritato?
615Barbaro! Mancator! Spergiuro! Ingrato! (S’abbandona sopra una sedia)
 AQUILIO
 (Qui Sabina!) (In disparte)
 ADRIANO
                              (Io non posso
 più vederla penar. Troppo a quel pianto
 mi sento intenerir). Deh ti consola,
 bella Sabina. a' lacci tuoi felici
620tornerò, sarò tuo.
 AQUILIO
                                  (Stelle!)
 SABINA
                                                    Che dici? (Guardandolo con tenerezza)
 ADRIANO
 Che alla pietà già cedo
 messaggiera d'amore.
 SABINA
                                           Ah non lo credo.
 AQUILIO
 (Qui bisogna un riparo).
 SABINA
 S'Emirena una volta
625torni a veder...
 ADRIANO
                              Non la vedrò.
 SABINA
                                                         Ma puoi
 di te fidarti?
 ADRIANO
                           Ho risoluto e tutto
 si può, quando si vuole.
 AQUILIO
                                              a' piedi tuoi (Ad Adriano)
 l'afflitta prigioniera
 inchinarsi desia. Non ti ritrova
630e lung'ora ti cerca.
 SABINA
                                    (Ecco la prova).
 ADRIANO
 No, Aquilio, io più non deggio
 Emirena veder. Tempo una volta
 è pur ch'io mi rammenti
 la mia fida Sabina.
 SABINA
                                      (Oh cari accenti!)
 AQUILIO
635È giustizia, è dover. Ma che domanda
 la povera Emirena? A lei si niega
 quel che a tutti è concesso! È serva, è vero,
 ma pur nacque regina.
 ADRIANO
 Veramente, Sabina,
640par crudeltà non ascoltarla.
 SABINA
                                                    Oh dio! (Si turba)
 ADRIANO
 L'udirò te presente;
 che potresti temer? Resta e vedrai...
 SABINA
 Oh questo no. Già m'ingannasti assai. (S’alza)
 
    Assai m'ingannasti,
645ingrato ti basti.
 Io stessa non voglio
 vedermi tradir.
 
    La fiamma novella
 scordarti non sai.
650T'aggiri, sospiri,
 cercando la vai;
 lontano da quella
 ti senti morir. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ADRIANO e AQUILIO
 
 AQUILIO
 La tua bella Emirena
655volo a cercar. (In atto di partire)
 ADRIANO
                            No; ferma.
 AQUILIO
                                                  E a lei potresti
 tal giustizia negar?
 ADRIANO
                                      No; ma per ora...
 Non udisti Sabina? Amor mi sprona;
 la ragion mi raffrena.
 Vorrei... Ma... Dei che pena!
 AQUILIO
660Spiegati alfin. Se non t'intendo, invano
 m'affanno a consolar quel core oppresso.
 ADRIANO
 Spiegarmi! E come? Ah non m'intendo io stesso. (Parte)
 
 SCENA V
 
 AQUILIO solo
 
 AQUILIO
 Tolleranza, o mio cor. La tua vittoria,
 benché non sia lontana,
665matura ancor non è. L'amor d'Augusto,
 gli sdegni di Sabina
 combattono per noi. La pugna è accesa;
 ma non convien precipitar l'impresa.
 
    Saggio guerriero antico
670mai non ferisce in fretta.
 Esamina il nemico;
 il suo vantaggio aspetta;
 e gl'impeti dell'ira
 cauto frenando va.
 
675   Muove la destra e il piede,
 finge, s'avanza e cede,
 fin che il momento arriva
 che vincitor lo fa. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Deliziosa per cui si passa a serragli di fiere.
 
 EMIRENA e poi SABINA e FARNASPE
 
 EMIRENA
 
    Che fa il mio bene?
680Perché non viene?
 Ogni momento
 mi sembra un dì.
 
 SABINA
 Ecco la sposa tua. (A Farnaspe)
 FARNASPE
                                    Bella Emirena.
 EMIRENA
 Sei pur tu caro prence? Il credo a pena.
 FARNASPE
685Alfin ben mio...
 SABINA
                                Di tenerezze adesso
 tempo non è. Convien salvarsi. È quella
 l'opportuna alla fuga,
 non frequentata, oscura via. L'amico
 Lentulo a me la palesò. Non molto
690lunge dal primo ingresso
 si parte in due. Guida la destra al fiume,
 la sinistra alla reggia. A voi conviene
 evitar la seconda. Andate amici
 sicuri a' vostri lidi,
695la fortuna vi scorga, amor vi guidi.
 EMIRENA
 Pietosa Augusta.
 FARNASPE
                                 Eccelsa donna, e come
 render mercé...
 SABINA
                               Poco desio. Pensate
 qualche volta a Sabina e fra le vostre
 felicità, se pur vi torno in mente,
700esiga il mio martiro
 dalla vostra pietà qualche sospiro.
 
    Volga il ciel, felici amanti,
 sempre a voi benigni i rai;
 né provar vi faccia mai
705il destin della mia fé.
 
    Non invidio il vostro affetto
 ma vorrei che in qualche petto
 la pietà, ch'io mostro a voi,
 si trovasse ancor per me. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 EMIRENA e FARNASPE
 
 FARNASPE
710Ed è ver che sei mia? Ne temo e quasi
 parmi ancor di sognar.
 EMIRENA
                                            Prence fuggiamo
 se sognar non vogliamo. (S’incaminano verso la strada disegnata da Sabina)
 FARNASPE
 Ferma. (Ad Emirena arrestandola)
 EMIRENA
                  Perché?
 FARNASPE
                                   Non odi
 qualche strepito d'armi?
 EMIRENA
                                                Odo. Ma donde
715non saprei dir.
 FARNASPE
                              Da quel camino istesso
 che tener noi dobbiamo.
 EMIRENA
                                               Aimè!
 FARNASPE
                                                             Non giova
 l'avvilirsi ben mio. Celati intanto
 che l'armi io scopro e la cagion di quelle.
 EMIRENA
 Che sarà mai! Non mi tradite, o stelle. (Emirena si nasconde molto indietro vicino a’ cancelli del serraglio)
 
 SCENA VIII
 
 OSROA in abito romano con spada nuda insanguinata che esce dalla strada disegnata da Sabina, FARNASPE e in disparte EMIRENA
 
 OSROA
720Fra l'ombre adesso a raccontar l'altero
 vada i trofei della sua Roma.
 FARNASPE
                                                      E dove
 corri, signor, con queste spoglie?
 OSROA
                                                              Amico,
 siam vendicati. È libera la terra
 dal suo tiranno. Ecco il felice acciaro
725che Adriano svenò.
 FARNASPE
                                      Come!
 OSROA
                                                     Solea
 di questa occulta via talor valersi
 l'abborrito romano. Un suo seguace
 mel palesò. Fra questi eroi del Tebro
 l'oro ha trovato un traditore. Al varco
730travestito in tal guisa io l'aspettai
 finché passò col servo e lo svenai.
 FARNASPE
 Ma del nemico invece
 potevi fra quell'ombre
 l'altro ferir.
 OSROA
                        No. Fu previsto il caso.
735Finse cader, quando mi fu vicino
 il servo reo. Con questo segno espresso
 Cesare espose, assicurò sé stesso.
 EMIRENA
 (Chi sarà quel roman? Stringe un acciaro
 e sanguigno mi par. Potessi in volto
740mirarlo almeno).
 FARNASPE
                                  Or che farem? Fuggendo
 per la via che facesti, incontro andiamo
 a mille che concorsi
 al tumulto saran. Sugli altri ingressi
 veglian servi e custodi.
 OSROA
                                            E ben col ferro
745ci apriremo la strada.
 FARNASPE
                                          Al caso estremo
 serbiam questo rimedio. Io voglio prima
 ricercar se vi fosse
 altra via di fuggir.
 EMIRENA
                                    (Parlan sommesso;
 intenderli non so).
 FARNASPE
                                     Fra quelle piante
750nascoso attendi. Io tornerò di volo.
 OSROA
 Sollecito ritorna o parto solo. (Osroa si nasconde molto innanzi fra le piante del boschetto)
 FARNASPE
 Questo... No. Quel sentier... Ma s'io tentassi
 il camin che prescritto
 da Sabina mi fu? D'Augusto il caso
755forse ancor non è noto; e forse prima
 ch'altri il sappia e v'accorra,
 noi fuggiti sarem. Sì, questo eleggo.
 
 SCENA IX
 
 FARNASPE, ADRIANO con spada nuda e seguito di guardie dalla strada suddetta. OSROA ed EMIRENA in disparte
 
 ADRIANO
 Fermati traditor. (Incontrandosi in Farnaspe)
 FARNASPE
                                   Numi, che veggo! (Si ferma stupido)
 ADRIANO
 Impedite ogni passo
760alla fuga, o custodi. (Alle guardie)
 FARNASPE
                                       Io son di sasso.
 EMIRENA
 (Ah siam scoperti). (S’avanza ad ascoltare)
 ADRIANO
                                       Istupidisci ingrato
 perché vivo mi vedi? A me credesti
 di trafiggere il sen. L'empio disegno
 con voci ingiuriose
765nel ferir palesasti.
 EMIRENA
                                    (Ecco l'errore.
 Colui che si nascose è il traditore).
 ADRIANO
 Perfido non rispondi? A che venisti?
 Qual disegno t'ha mosso?
 Chi sciolse i lacci tuoi? Parla.
 FARNASPE
                                                       Non posso.
 ADRIANO
770Non puoi! Si tragga a forza
 nel carcere più nero il delinquente.
 EMIRENA
 Fermatevi; sentite; egli è innocente. (Si scopre con impeto)
 FARNASPE
 Aimè!
 EMIRENA
               Tra quelle fronde
 il traditor s'asconde. Eccolo... (S’incamina verso Osroa)
 FARNASPE
                                                        Oh dio!
775Ferma.
 EMIRENA
                 Vedilo Augusto. (Accennando Osroa che s’avanza)
 OSROA
                                                È ver, son io.
 EMIRENA
 Ah padre! (Resta immobile)
 ADRIANO
                       Il re de' Parti
 in abito romano! E quanti siete
 scellerati a tradirmi?
 OSROA
                                         Io solo, io solo
 ho sete del tuo sangue. Il colpo errai;
780ma se mi lasci in vita
 il fallo emenderò.
 ADRIANO
                                   Così fra l'ombre
 assalirmi infedel? Coglier l'istante
 che inciampo e cado al suol?
 OSROA
                                                      Barbara sorte!
 Ecco l'inganno. Il tuo seguace ad arte
785cader doveva e tu cadesti a caso.
 Onde confuso il segno
 l'un per l'altro svenai.
 ADRIANO
                                          Questa mercede,
 barbaro, tu mi rendi? Oppresso e vinto
 t'invito, t'offerisco
790di Roma l'amistà...
 OSROA
                                     Sì, questo è il nome,
 empi, con cui la tirannia chiamate;
 ma poi servon gli amici e voi regnate.
 ADRIANO
 Siam del giusto custodi. Al giusto serve
 chi compagni ci vuol, non serve a noi;
795ma la giustizia è tirannia per voi.
 OSROA
 E chi di lei vi fece
 interpreti e custodi? Avete forse
 ne' celesti congressi
 parte co' numi? O siete i numi istessi?
 ADRIANO
800Se non siam numi, almeno
 procuriam d'imitargli; e il suo costume
 chi co' numi conforma agli altri è nume.
 OSROA
 Numi però voi siete
 avidi dell'altrui; rapite i regni,
805vaneggiate d'amor, volete oppressi
 gl'innocenti rivali,
 tradite le consorti...
 ADRIANO
                                      Ah troppo abusi
 della mia sofferenza. Olà ministri,
 in carcere distinto alla lor pena
810questi rei custodite.
 FARNASPE
                                       Anche Emirena?
 ADRIANO
 Sì; ancor l'ingrata.
 FARNASPE
                                     Ah che ingiustizia è questa?
 Qual delitto a punir ritrovi in lei?
 ADRIANO
 
    Tutti nemici e rei,
 tutti tremar dovete;
815perfidi lo sapete
 e m'insultate ancor!
 
    Che barbaro governo
 fanno dell'alma mia
 sdegno, rimorso interno,
820amore e gelosia!
 Non ha più furie Averno
 per lacerarmi il cor. (Parte)
 
 SCENA X
 
 OSROA, FARNASPE, EMIRENA e guardie
 
 EMIRENA
 Padre... Oh dio con qual fronte
 posso padre chiamarti io che t'uccido!
825Deh se per me t'avanza...
 OSROA
 Parti, non assalir la mia costanza.
 EMIRENA
 Ah mi scacci a ragion. Perdono, o padre,
 eccomi a' piedi tuoi. (S’inginocchia)
 OSROA
                                         Lasciami o figlia;
 no, sdegnato non sono,
830t'abbraccio, ti perdono;
 addio dell'alma mia parte più cara.
 EMIRENA
 Oh addio funesto!
 FARNASPE
                                    Oh divisione amara!
 EMIRENA
 
    Quell'amplesso e quel perdono,
 quello sguardo e quel sospiro
835fa più giusto il mio martiro,
 più colpevole mi fa.
 
    Qual mi fosti e qual ti sono
 chiaro intende il core afflitto,
 che misura il suo delitto
840dall'istessa tua pietà. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 OSROA e FARNASPE
 
 FARNASPE
 Almen tutto il mio sangue
 a conservar bastasse
 il mio re, la mia sposa.
 OSROA
                                            Amico, assai
 debole io fui. Non congiurar tu ancora
845contro la mia fortezza. Abbia il nemico
 il rossor di vedermi
 maggior dell'ire sue. Nell'ultim'ora
 cader mi vegga e mi paventi ancora.
 
    Leon piagato a morte
850sente mancar la vita,
 guarda la sua ferita
 né s'avvilisce ancor.
 
    Così fra l'ire estreme
 rugge, minaccia e freme
855che fa tremar morendo
 talvolta il cacciator. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 FARNASPE solo
 
 FARNASPE
 Con quai nodi tenaci avvinta a questa
 miserabile spoglia è l'alma mia!
 Come resisto a tanti
860insoffribili affanni!
 Ah toglietemi il giorno astri tiranni!
 
    È falso il dir che uccida,
 se dura un gran dolore,
 e che, se non si muore,
865sia facile a soffrir.
 
    Questa ch'io provo è pena
 che avanza ogni costanza,
 che il viver m'avvelena,
 e non mi fa morir. (Parte)
 
 Fine dell’atto secondo